Le Spiaggie - Porto Cesareo

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Olio pugliese una tradizione piena di storia e passione

Porto Cesareo
Pubblicato in olio D'oliva · 13 Febbraio 2019
Tags: tradizioneolioolivasalentopugliamangiare

La storia dell’olio pugliese è molto antica e si intreccia  profondamente con quella di questa regione del sud Italia. L’olivo,  pianta dalle antiche origini carica di rimandi simbolici e culturali,  con i suoi tronchi scultorei e le sue chiome indomite ha modellato il  territorio e il paesaggio salentino e pugliese, così come con l’olio che  si ricava dalle sue bacche ha dato gusto alla cultura culinaria della  nostra civiltà contadina.
   accompagna quello dell’uomo europeo e della sua civiltà, dall’originaria  Attica verso l’Occidente giungendo in Puglia dove trova l’habitat  ideale per crescere e produrre quel distillato di sapienza e tradizione  che è ancora oggi l’olio pugliese.
Olio pugliese, le prime testimonianze
   
Le prime tracce della presenza dell’olivo nell’area pugliese  risalgono già a diversi millenni fa; i rinvenimenti di noccioli di olive  degli scavi di Torre Canne, inglobati nella roccia del neolitico, ci  darebbero la testimonianza che le prime popolazioni ivi insediate si  nutrivano di olive già 8-10 mila anni fa. Furono i primi navigatori  fenici e greci, e successivamente gli arabi ed i romani a diffonderne la  coltivazione lungo le pianure e le assolate colline della penisola  italica. L’intensificarsi dei traffici marittimi lungo le coste del  Meridione d’Italia ad opera di fenici, greci e romani fu alla base dello  sviluppo dell’olivicoltura in Puglia, la cui millenaria civiltà ha  profonde radici nella presenza dell’olivo, un albero dotato di grande  sobrietà e resistenza, che si adatta anche ai terreni brulli e sassosi  come quelli caratterizzanti la regione.


La spremitura delle olive per ottenere olio era pratica conosciuta  molti secoli prima della venuta di Cristo: le testimonianze di macine  primitive sono conservate nei musei dell’isola di Creta, ad Haifa in  Israele ed in Egitto. Nel museo nazionale di Taranto sono conservate tre  anfore antiche ed un sarcofago di un atleta che aveva partecipato alle  Panatanee di Atene ed era stato premiato con vasi riccamente ornati  contenenti olio di oliva, ricavato dagli olivi piantati da Solone.
   
Con l’affermarsi dell’Impero Romano l’olio d’oliva assunse una  funzione strategica nel campo del commercio e delle attività di scambio  tra i diversi popoli e si intensificarono anche gli studi sulla buona  coltivazione dell’olivo. L’alto Medioevo è un periodo di scarsa  diffusione per l’olivocoltura nella regione, olivi isolati tra i coltivi  o tra le distese pascolative interessavano soprattutto aree a diretta  gestione signorile. L’olio pugliese comunque non era merce ricca e il  suo commercio era condizionato anche dagli ingombranti recipienti con i  quali veniva trasportato.

ai bizantini ai giorni nostri

   
Con l’avvento della civiltà bizantina nell’Italia meridionale si ha  un nuovo quadro colturale che porta al ripristino di piante come olivo e  vite. Nell’epoca dei comuni e dei Monasteri successiva alla caduta  dell’Impero Romano si ha un nuovo impulso allo sviluppo e il  rinnovamento per l’olivicoltura e la produzione dell’olio di oliva. Il  commercio dell’olio pugliese riprende ad opera dei navigatori veneziani.
   
I porti di Brindisi, Gallipoli, Otranto e Taranto divennero meta di  navi che trasportavano enormi quantità di olio; vi si installano  fondachi oltre che veneziani, anche toscani, genovesi, russi, inglesi e  tedeschi. Il commercio dell’olio pugliese assunse una tale importanza  che nel 1559, il viceré spagnolo Parafran De Rivera dispose la  costruzione di una strada che collegasse Napoli alla Puglia, con  biforcazioni per la Calabria e l’Abruzzo per consentire un trasporto più  rapido dell’olio di oliva.
   
I primi decenni del XVII secolo segnano, anche in Terra d’Otranto, il  momento culminante di quella fase di prosperità che aveva  caratterizzato tutto il Cinquecento, ma registrano anche l’inizio di una  lunga crisi, che diventerà poi irreversibile per tutto il Mezzogiorno. A  questo risultato contribuisce sicuramente il deterioramento delle  condizioni climatiche e in particolare il lungo ciclo di basse  temperature che investirono l’Europa dopo il 1600 cause che determinanti  la crisi dei raccolti e le eccezionali carestie.

Tale crisi che giunge fino agli anni Ottanta del Seicento per poi  determinarsi una netta inversione di tendenza con una forte ripresa  dell’economia agricola, con l’oliveto che ancora una volta s’imponeva  nel quadro generale del paesaggio agrario.  Si inaugura in quegli anni  un lungo periodi di continua espansione e progresso delle tecniche di  coltivazione. Generazioni di “potatori” e “innestatori” pugliesi  modellano l’iniziale forma selvatica dell’olivo, per trasformare le zone  boscose in coltivazioni ben curate e regolari, allo scopo di esaltare  la funzione produttiva delle piante e nello stesso tempo contenere gli  elevati costi di coltivazione e raccolta. Un lavoro duro di secoli, che s’è andato ad incorporare in un grande  patrimonio naturale di incomparabile bellezza, caratteristico di ogni  angolo di questa terra, tanto da suscitare sorpresa e ammirazione nel  visitatore. Oggi copre una superficie di circa 9 milioni di ettari, sui  quali insistono 60 milioni di piante, mute testimoni dell’evolversi  della nostra civiltà.

Le strade dell’olio pugliese
   
Questa lunga storia dell’olio pugliese che corre parallela ai destini  di questo angolo di sud, trova la sua rappresentazione più convincente  nella gastronomia locale, che vede proprio nell’olio di oliva un  elemento imprescindibile, il perno fondamentale di quella dieta  mediterranea riconosciuta ultimamente dall’Unesco come patrimonio  immateriale dell’umanità.
   
La compenetrazione tra territorio e cultura dell’olio d’oliva si può  apprezzarla al meglio, percorrendo le ben otto strade che dal Gargano al  Salento, passando per la Terra di Bari e la Valle d’ltria attraversano  la Puglia.
   
Ognuna si caratterizza per una diversa tipologia di olio pugliese che  si differenzia dalle altre per sapore, colore e odore. Per quanto  riguarda il Salento l’olio Dop Terra d’Otranto vanta due strade: la Dop  Jonica e quella Dop Adriatica.
   

Tra gli itinerari della strada jonica ci sono quello indicato come  Olio del Crocefisso e Messapi che attraversa Casarano, Parabita,  Presicce (Olio Faiulo), Ruffano, Acquarica del Capo; e l’altro, degli  Ulivi Secolari e Ville Neretine, che attraversa Galatone, Nardò e  Veglie. Gli itinerari della strada Adriatica, invece, sono quattro: Olio  del Barocco, Macchia del Barone,



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1 recensione
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valter
22 Mar 2021
ottimo il cibo pugliese.
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scoglio70@gmail.com
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